Declino e crisi.

L’analisi della crisi non può essere formalizzata in modo prescrittivo e generalizzato, in quanto necessita di una profonda conoscenza dell’azienda e dell’ambiente di riferimento in cui essa opera. Tale visione accoglie, e integra, in base alla teoria sistemica, la definizione di crisi secondo le concezioni proprie della teoria del valore, dedicando attenzione anche alle situazioni di declino. In particolare, posta l’equazione fondamentale del valore, W=R/i, è possibile esplicitare il concetto di declino dell’azienda come il conseguimento di un risultato negativo in termini di variazione del valore dell’impresa che si protrae nel tempo. Una situazione di declino dell’azienda non è identificata solo dalla presenza di perdite di natura economica o da una  riduzione dei flussi finanziari sottostanti. Affinché si possa parlare di declino, la perdita economica deve essere sistematica e, contemporaneamente, irreversibile qualora si proceda a eventuali interventi risanatori. La misura della perdita non dovrebbe essere calcolata unicamente a consuntivo, ma dovrebbe riferirsi anche a flussi prospettici. La crisi arriva come sviluppo e aggravamento di una situazione di declino. Si tratta di uno stato di grave instabilità originato da rilevanti perdite economiche, da conseguenti forti squilibri nei flussi finanziari, da un successivo peggioramento della situazione patrimoniale e da una conseguente perdita della capacità di credito dell’azienda e, in ultima istanza, nel dissesto, ossia in uno squilibrio patrimoniale definitivo14. La crisi d’impresa può, inoltre, assumere caratteri che non consentono di ricondurla compiutamente né a quella finanziaria né a quella economica. Ѐ questo il caso in cui lo squilibrio economico dell’esercizio è imputabile essenzialmente al carico di oneri finanziari, dovuto a un notevole indebitamento a fronte del quale ci sono solo in parte investimenti economicamente produttivi.

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