Le Sezioni Unite hanno affermato che il giudice d’appello, in caso di riforma della sentenza assolutoria sulla base di un diverso apprezzamento delle dichiarazioni – di natura decisiva – rese dal perito o dal consulente tecnico dinanzi al primo giudice, ha l’obbligo di procedere alla rinnovazione dell’esame dello stesso in quanto prova dichiarativa, mentre un tale obbligo non sussiste qualora un siffatto diverso apprezzamento abbia ad oggetto la relazione del perito acquisita in primo grado senza l’effettuazione dell’esame (Sentenza 14426/2019)

LE Sezioni Unite hanno esaminato ed applicato il principio di common law “expert witness”, perché il perito come il testimone  ha l’obbligo giuridico di riferire in merito agli  accertamenti, secondo le sue competenze specialistiche, nel rispetto del principio che garantisce il contraddittorio, anche nella fase di svolgimento dell’incarico. Le parti, infatti, hanno la possibilità di nominare propri consulenti  ex articolo 225 c.p.p. Il metodo scientifico, o, comunque, il ragionamento tecnico, che vengono utilizzati, determinano  le conclusioni,  le quali, se pur rientranti nel libero convincimento del Giudice,  sono il più delle volte determinanti  per la valutazione della colpevolezza o meno dell’imputato.

La Corte EDU  ha sancito il principio della “parità delle armi”  anche per i testimoni esperti: il diritto a partecipare alla formazione della prova e di nominare un “contro esperto”; la possibilità di partecipare all’esame delle persone  e di prendere tempestivamente cognizione dei documenti; il diritto di esaminare direttamente i periti.

La prova dichiarativa, dunque, del perito dalla quale derivi l’assoluzione dell’imputato,  qualora il Giudice  D’Appello , ritenga darne una lettura diversa, ha l’obbligo di rinnovare l’istruttoria e non più la facoltà, ai sensi dell’articolo 603, comma 3-bis c.p.p. Quest’ultima rimane solo qualora la perizia in primo grado sia stata acquisita sull’accordo delle parti, senza che il perito sia stato escusso.